“Due Sirene in un Bicchiere”
Un piccolo B&B su un’isola del Mediterraneo.
Cinque ospiti in cerca di una tregua dalla frenesia delle loro vite. Un inno all’amicizia, ai legami del cuore, al bisogno di rimettere a fuoco chi siamo.
Gozo, l’isola sorella minore di Malta, è al centro di questo racconto. Un’isola in cui il tempo scorre lento e ritmi della natura la fanno da padrone. Gozo oggi è il cuore del Mediterraneo e ne rappresenta a pieno l’anima, un’anima fatta di millenni di storia che raccontano di popolazioni lontane che qui hanno lasciato il loro segno; di una terra bella e selvaggia che regala dell’ottimo cibo dai sapori veri e genuini; di pace e tranquillità, quella che è possibile ritrovare a Dwejra durante una sessione di yoga o passeggiando tra i numerosi sentieri lungo la costa.
Gozo è tutto quello che non ti aspetti, ma anche tutto quello che vorresti trovare in un viaggio. Gozo è un soggiorno in una delle tante farmhouse dell’isola,
è un aperitivo al tramonto su Ramla Bay, è una visita a tarda notte tra le strade silenziose della Cittadella.
”Due Sirene in un bicchiere” è uno splendido romanzo firmato Federica Brunini e per l’arrivo di questa strana estate abbiamo deciso di regalarvi un estratto di questo libro. Insieme a questo avrete la possibilità, lasciando la vostra email al termini del racconto, di vincere una copia di “Due sirene in un bicchiere” da leggere, magari, proprio riparati da un ombrellone in un pomeriggio estivo assolato di Gozo.
Olivia riempì il cestino di vimini di frutta e verdura e si mise pazientemente in coda davanti alla bancarella del contadino che ogni giorno trasportava i prodotti dal suo campo alla piazzetta dietro la chiesa del villaggio. Si era offerta di aiutare Dana con la spesa. Del resto, poche cose la divertivano quanto fare scorta di ingredienti per diverse possibili ricette.
Quel giorno, per esempio, aveva voglia di sperimentare un budino con le carrube di cui l’isola era piena, ma anche un semifreddo al fico d’india e miele o, meglio ancora, una crème brûlée al pistacchio. Aveva, insomma, voglia di dolce. Le capitava di rado, a dire il vero. In genere, il suo palato preferiva il gusto del sale, ma non quella mattina.
Pagò, afferrò la sporta stracolma e si diresse verso la jeep del B&B, parcheggiata davanti al forno che non cessava mai di sfornare teglie di ftira, la pizza locale, e i tipici pastizzi ripieni di ricotta.
Lì le sue narici inalarono in un’unica inspirazione il sentore ardito del peperoncino, l’accento acido delle acciughe, l’olezzo acre dell’aglio sminuzzato e l’odore selvatico del basilico appena colto. Ma c’era anche una nota floreale che stentò a riconoscere: chiodi di garofano? Mirto?
Incuriosita, si addentrò dietro la tenda del negozio e… si innamorò del ventre caldo del forno a legna che partoriva instancabile decine e decine di pani e focacce.
Sul piano di marmo, le mammelle degli impasti smania- vano per trasformarsi in trecce, grissini, filoni e sfogliate, imperlandosi di vapore. Tre sorelle di età diverse gestivano il panificio, condividendo spazi, ore, vita e fasi di lievitazione. Impastavano, spianavano, infornavano e servivano in un’oliatissima catena di lavoro famigliare tutta al femminile.
Olivia le osservò, rapita dalla sinfonia silenziosa dei loro movimenti, e ordinò una quantità di cibo che avrebbe potuto sfamare un intero ristorante. Poco male, l’avrebbe offerto ai suoi compagni di vacanza quella sera stessa.